Migliaia di studi scientifici negli ultimi 40 anni hanno avuto come argomento la meditazione. Con circa 12.000 pubblicazioni scientifiche si traccia un segno eclatante della rivoluzione di paradigma in atto e dell’indiscutibile efficacia delle tecniche di meditazione.
In queste ricerche sono dimostrati statisticamente, con analisi biochimiche, analisi elettrofisiologiche (EEG, HRV, GSR), test psicologici e gruppi di controllo, follow-up, i rilevanti effetti clinici, fisiologici, emotivi, relazionali e psicologici della meditazione nelle sue varie forme antiche e moderne: mindfulness, vipassana, yoga, tai chi, qi gong ecc. Lo sviluppo delle conoscenze nell'ambito delle neuroscienze ed in particolare la disponibilità delle tecniche avanzate di neuroimmagine e di genetica molecolare, fornisce la possibilità di valutare con rilevanza scientifica gli effetti di questa antica pratica sulla biochimica cerebrale, sull' epigenetica, sulla plasticità neuronale.
Circa i correlati neuronali, secondo alcuni studi (Evans et al 2009), la meditazione determinerebbe il coinvolgimento di vaste aree cerebrali sia cortico che sotto-corticali. Le aree somatosensoriali, la corteccia prefrontale, l’amigdala, l’ippocampo, il cingolo anteriore, l’insula sono solo alcune delle aree coinvolte nella pratica (Lazar e al 2005) (Manna et al 2010).
Ognuna viene coinvolta per la funzione a cui è deputata quindi le aree corticali per l'attenzione, la memoria, la concentrazione, la consapevolezza propriocettiva, l’immagine corporea, la pianificazione e il controllo cognitivo. Le aree poi sottocorticali connesse alle emozioni, la respirazione, l’empatia.
Lo stimolo a risposte neuronali ripetute agisce, grazie alla plasticità neuronale, determinando un meccanismo epigenetico che forse rende conto del perdurare della modificazioni di risposta emotiva e comportamentale agli stimoli esterni che si osserva in chi pratica la meditazione. Quindi c è una correlazione tra meditazione e espressione genica. “È quanto emerge da una ricerca internazionale condotta sugli effetti della meditazione a livello molecolare. Un team di ricercatori coordinati dalla dott.ssa Perla Kaliman dell’Istituto di ricerca biomedica di Barcellona ha coinvolto un gruppo di soggetti che praticano la meditazione Mindfulness e un altro gruppo di non praticanti che fungeva da controllo.
I due gruppi sono stati invitati rispettivamente a praticare la Mindfulness o attività tranquille e rilassanti ma non meditative. Dopo 8 ore di pratica della meditazione, i partecipanti del primo gruppo hanno mostrato una serie di differenze molecolari e nell’espressione genica nonché livelli ridotti di geni pro-infiammatori, legati al recupero fisico dopo una situazione stressante. Richard J. Davidson, un altro autore della ricerca, fondatore del “Center for Investigating Healthy Minds” e William James and Vilas “Professor of Psychology and Psychiatry” presso l’University of Wisconsin-Madison, spiega: “per quanto ne sappiamo, questa è la prima ricerca che mostra rapide alterazioni dell’espressione genica nelle persone, associate alla pratica della meditazione "
Gianpiero Strangio Psicologo Roma CF: STRGPR73H01H501S